Una donna nigeriana alla guida del WTO servirà a ad abbattere disuguaglianze?

La conversazione video con Jean Leonard Touadì, presidente di CRA-SGI, Centro Relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana

Di Carlo Ciavoni


Dunque, sarà la nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, 67 anni, economista con lauree al MIT e ad Harvard, doppia cittadinanza, nigeriana e statunitense, che a breve salirà al vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), organismo internazionale al quale aderiscono 164 Stati, con sede a Ginevra, nato nel 1995 per regolare gli scambi commerciali a livello globale e capace di tenere potenzialmente sotto controllo il 95% delle negoziazioni internazionali. Una candidatura, questa della prima donna africana alla direzione dell’importante struttura multilaterale, voluta fortemente dal neo presidente Joe Biden.

Una donna africana cambierà davvero le cose? Resta il fatto che il WTO è tuttora oggetto di molte critiche e mostra ancora oggi tutta la sua debolezza nell’esercizio di un potere sovranazionale che sembra solo apparente. E questo soprattutto per le disuguaglianze che le sue norme creano fra Paesi ricchi e Paesi poveri. Non a caso, dunque, la domanda che è stata posta a Jean Leonard Touadì – Presidente di CRA-SGI, Centro Relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana – durante la conversazione in video avuta con lui, è proprio la seguente: Ngozi Okonjo-Iweala avrà la forza e la possibilità di impostare traiettorie nuove al WTO, tali da poter riscrivere le “regole del gioco” negli scambi commerciali di tutto il mondo?

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