RINNOVIAMO IL PATTO CON L’AFRICA
Africa: Dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti
Ancona, 22 – 24 febbraio 2002
Ci siamo trovati in tanti ad Ancona, dal 22 al 24 febbraio per riflettere insieme sul tema: “Africa, dalla
schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti”. A spingerci a questo incontro è stata la voglia di impegnarci
ancora di più per stabilire con i popoli africani un nuovo patto basato sulla giustizia, l’amicizia, la solidarietà e
l’ascolto. Abbiamo condiviso insieme la preoccupazione nei confronti di un’involuzione della cooperazione
internazionale, anche italiana ed europea, che preferisce l’aiuto umanitario e di emergenza e che ha come scopo
quasi esclusivo l’esportazione di modelli economici e culturali. Al contrario noi crediamo che occorra perseguire
un modello di cooperazione basato sull’affermazione e la promozione dei diritti umani per ogni persona che
abita la terra.
In questi giorni abbiamo avuto la fortuna di confrontarci con maestri e testimoni provenienti dall’Africa e sulla
base del loro apporto, ci siamo ancora una volta scontrati con la drammatica situazione in cui versa gran parte
della popolazione del continente, ma abbiamo anche potuto cogliere la grande vivacità, la voglia di vita, la
capacità di organizzarsi in società civile di un’Africa che vuole essere protagonista della propria storia e della
storia del mondo.
Più in particolare abbiamo rilevato alcuni aspetti:
Sul diritto alla salute, l’esigenza:
• Di tradurre i principi di Alma Ata in modelli di prevenzione e di cura realmente funzionanti
• Di garantire l’accesso ai farmaci in relazione alle disponibilità economiche delle fasce di popolazioni che
spesso sopravvivono al di sotto della” linea di povertà”. Anche riformando radicalmente le normative
sui brevetti e la proprietà intellettuale.
• Di garantire il rispetto e la corretta utilizzazione delle risorse di conoscenza e umane della medicina
tradizionale
• Di garantire buoni livelli di gestione della salute, specie attraverso iniziative di istruzione di base e di
formazione dei professionisti del settore;
• Di anteporre l’integrità e la salute delle persone alle esigenze economiche e commerciali
Sul diritto all’alimentazione la necessità:
• Di smetterla con i sostegni alla agricoltura che provocano la perdita della sicurezza alimentare nei paesi
africani
• Di evitare ogni contraddizione tra gli interessi economici del settore agro-industriale del nord e le
esigenze fondamentali di nutrimento in Africa, specie per quanto riguarda l’esportazione di prodotti
tropicali
• Di escludere l’invio a titolo di aiuto delle produzioni agricole eccedentarie dei paesi europei
• Di stimolare lo scambio di informazioni tra produttori del sud e consumatori del nord
• Di promuovere una cooperazione gestita dalla società civile locale africana e non dei governi, ogni volta
che questi ultimi non diano le necessarie garanzie di democraticità e correttezza.
Sul diritto al lavoro, la necessità:
• Di promuovere iniziative che moltiplichino le opportunità di occupazione nel paese di origine
• Di eliminare la schiavitù e lo sfruttamento del lavoro minorile
• Di garantire condizioni di maggiore sicurezza sul posto di lavoro, almeno pari a quelle previste ( e non
sempre rispettate) per i lavoratori italiani
• Di garantire i diritti di cittadinanza per gli immigrati (di voto, di accesso alle cariche amministrative e
politiche, ecc.), al di là della loro situazione occupazionale;
Di rifiutare tutte quelle leggi che in Italia sembrano cancellare perfino i doveri costituzionali
all’accoglienza e i diritti minimi al rispetto delle persone.
Sui diritti di cittadinanza, la opportunità:
• Di aumentare la conoscenza reciproca e il rispetto delle rispettive culture nei confronti degli immigrati
• Di confrontare le diverse concezioni di cittadinanza che sono espresse da culture diverse.
• Di respingere i tentativi di sovrapporre i valori del mondo occidentale a quelli religiosi di tutte le religioni
• Di dare maggiore valore ai diritti umani nell’ambito del pensiero di ispirazione cristiana e delle strutture
ecclesiali
• Di garantire che forme innovative di cooperazione tra stati siano sempre su basi di parità e di rispetto
reciproco
• Di promuovere iniziative di cooperazione decentrata che vadano nella direzione di una maggiore parità
tra organismi responsabili e protagonisti locali nei paesi africani.
Ci sentiamo parte di quel grande movimento che afferma che oggi è possibile e necessario costruire un mondo
diverso. In esso vogliamo portare la sensibilità di chi crede che il continente africano abbia un ruolo insostituibile
e una parola nuova ed originale da dire per tutti.
Abbiamo quindi deciso di rinnovare e ampliare il nostro cammino a fianco degli africani impegnandoci a:
• Continuare a lavorare insieme, anzi, di cercare di coinvolgere il più possibile in questo impegno altri
gruppi e associazioni;
• Moltiplicare le iniziative rivolte alle istituzioni nazionali e internazionali, agli enti locali, alle
organizzazioni sociali e politiche affinchè esprimano un maggiore interessamento e un più deciso
impegno verso le popolazioni africane;
• Realizzare ogni anno un evento di risonanza culturale e politica e che tenga alto l’interesse dei mezzi di
comunicazione nei confronti del continente africano;
• Organizzare ogni anno almeno una iniziativa concreta di condivisione e collaborazione, sul modello di
“Anch’io a Kisangani”
Pur sapendo che il mondo non si cambia se non si trasformano radicalmente le strutture economiche e politiche
internazionali, siamo convinti che il mondo nuovo comincia da ciascuno di noi. Per questo oggi vogliamo
segnare una sorta di patto tra di noi e con gli africani. Non possiamo essere felici da soli.
Da questo incontro di Ancona partiamo con l’impegno:
• a promuovere una conoscenza vera della realtà africana, denunciando le grandi menzogne su cui si
reggono i rapporti sbagliati e ingiusti tra Europa e Africa;
• impegnarci attivamente nel campo dell’educazione e della formazione per contrastare gli stereotipi
correnti nei confronti del continente africano
• a smetterla con ogni forma di assistenzialismo per fare nostra una cultura del rispetto, della fiducia e
dell’ascolto
• a combattere politicamente e culturalmente le posizioni che sostengono che l’Africa non sarebbe pronta
per la democrazia e, quindi, dovrebbe essere messa sotto tutela internazionale;
• a togliere dal nostro vocabolario la preposizione “per” e a sostituirla con la preposizione “con”
• A usare il nostro potere nel fare la spesa, con uno stile di vita sobrio e solidale, anche boicottando quelle
imprese e quei prodotti che si alimentano sullo sfruttamento dei più poveri.
Sappiamo di non avere oggi la forza sufficiente per cambiare radicalmente le cose. Ma sappiamo anche di essere
in tanti e che lavorando insieme potremo condizionare anche i poteri più forti. Insieme potremo costituire la
tessera di un grande mosaico la cui costruzione può sembrare più grande di noi, ma che, se lo vogliamo
cocciutamente, può essere anche alla nostra portata.
“Non è falsa speranza se ciascuno di noi si impegna a cambiare. Noi siamo la speranza”
Ancona, 24 febbraio 2002